Che cosa implica giocare con i bambini ?
Quando si pensa di poter/dover realizzare qualche cosa di semplice si usa dire che “è un gioco da bambini”. Si assume così una sorta di superiorità arrogante e giudicante nei confronti di quello che inventano e organizzano le persone di cui pensiamo di occuparci con tanta dedizione e generosità. Lo ricordava anni fa un filosofo del diritto, Eligio Resta, in un bellissimo piccolo libro dimenticato (L’infanzia ferita, Laterza 1998), sottolineando che proprio il termine con cui nella nostra società nominiamo genericamente i bambini – “infanzia”- nega loro la parola: dall’etimologia latina per definizione sono in un’età in cui non parlano, perché non sono in grado o perché non hanno diritto ? E se non parlano, evidentemente non sentono, o comunque non capiscono per cui si può parlare tranquillamente di loro con il primo che si incontra : Pietro è fatto così, non dice mai quello che vuole ,ma se il suo amico ha un giocattolo lui subito vuole prenderglielo oppure Maddalena va sempre davanti allo specchio e non c’è mai il vestito che le piace, mi fa impazzire
I giochi dei bambini sono il loro lavoro e il loro lavorìo: alcuni utilizzano degli artefatti come le automobiline o le bambole a cui attribuiscono nomi e intenzioni, sentimenti e comportamenti, altri costruiscono delle scenografie in cui si svolgono delle vicende, incontri e scontri, competizioni con vincitori e vinti, si appropriano di spazi, danno vita a delle storie che spesso raccontano fantasie e desideri. Giochi di bambini che sono tutt’altro che semplici giochi da bambini.
Possiamo prenderli sul serio? possiamo prendere parte al gioco, metterci in gioco nel gioco?
Psicologi e neuropsichiatri ipotizzano che nel gioco si esprimano comportamenti dei bambini che rivelano stati d’animo, perturbazioni emotive, esistenze di blocchi e traumi e hanno codificato il metodo dell’infant observation. Si raccolgono degli indizi, anche per prendere delle decisioni e allora è lì che ci ritroviamo nel nostro ruolo adulto e ce lo giochiamo: da adulti o da bambini? Spesso vorremmo che i bambini giocassero da soli, che scegliessero delle attività adatte al luogo e al tempo: vorremmo che fossero più adulti di tanti adulti che, se per qualche evento imprevisto si trovano fuori dai percorsi abituali, si trovano smarriti; soprattutto forse vorremmo che non ci chiedessero compagnia. Siamo disposti a accompagnare, certo. Li consideriamo compagni nel viaggio della vita?
1 commenti On Un gioco da bambini
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