Il titolo, comparso a lettere cubitali su due pagine colorate de L’Espresso del 21 marzo 2021 riprende quel che viene anticipato in copertina: quelli che non proteggiamo sono i bambini, chiusi, soli, abbandonati.
Affermazione apodittica, così esposta e collocata trasmette accusa, denuncia, indignazione: ennesima inevitabile colpevolizzazione di genitori, madri, padri, insegnanti, educatori, governanti, adulti in genere, varie generazioni.
Che cosa significa “proteggere”? Secondo il dizionario italiano corrisponde a coprire, difendere, soccorrere… parole ambigue che richiamano altre come protettore, protettorato, protezionismo e che ricordano come l’ambiente naturale e sociale in cui i bambini vivono è stato e è costruito da quelli che dovrebbero proteggerli.
Siamo sicuri che bambine e bambini, ragazze e ragazzi debbano essere protetti? da che cosa, da chi, come, quando ?
Non ci tocca piuttosto cogliere e raccogliere là dove viviamo e cerchiamo di vivere insieme, quel che possiamo costruire, crescere e far crescere, incontrando inevitabilmente ostacoli, incapacità, impossibili possibilità, da cui nascono scoperte e invenzioni ?
Byung-Chul Han (La società senza dolore, 2021) ci ricorda quanto sia intelligente e saggio, come esseri umani, non sottrarci al dolore. Il dover rinunciare è un ricevere. Il dolore è un dono.