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Mi fido

Hanno parlato di ladri di bambini, di piccoli innocenti strappati alle loro famiglie con l’elettroshock. Piccoli innocenti venduti per fare profitti sulle loro vite spezzate.

Presunti esperti sono arrivati persino a sostenere che una famiglia abusante è comunque meglio di un affido temporaneo decretato dal Tribunale dei minorenni.

Hanno puntato un’arma carica di odio alla tempia di una intera comunità trasformando il nome di un Comune di diecimila anime nel cuore della Val d’Enza nel reggiano in un insulto. Il partito di Bibbiano è diventato lo stigma per un intero sistema di protezione dei bambini che ha messo alla gogna per anni assistenti sociali, famiglie affidatarie, volontari, psicoterapeuti, amministratori, dirigenti, servizi sociali.

E i risultati sono drammatici e palesi. Le disponibilità all’affido da parte di famiglie sono crollate verticalmente, le segnalazioni si sono ridotte drasticamente, l’allontanamento in comunità (e meno male che ci sono) hanno prodotto una inevitabile lievitazione dei costi.

Angeli e Demoni, questo il nome dell’inchiesta, aveva già deciso chi erano i cattivi della storia. Le vite di costoro sono state esposte come cibo per avvoltoi e sciacalli che si sono avventati su di loro, nutrendosi delle loro carni, per farne sequel televisivi, libri, paginate su quotidiani e campagne social. Quelli che indossavano le magliette in parlamento con su scritto ‘Parlateci di Bibbiano’, quelli che di nascosto facevano fotografare sotto al cartelli all’ingresso del Comune di Bibbiano con su scritto “Siamo stati i primi ad arrivare e saremo gli ultimi ad andarcene!” (Tra cui l’attuale Premier), quelli esponevano bambini e mamme nei comizi, quelli che mettevano scarpine colorate sui gradini del comune di Bibbiano. Ecco, costoro dovrebbero chiedere scusa. Ma prima ancora dovranno misurarsi con i più piccoli e indifesi che non sono stati ascoltati, che non sono stati creduti, ai quali non siamo riusciti a garantite adeguata protezione. Così è stata scritta una delle pagine più nere della storia repubblicana.

Nonostante l’assoluzione di Foti e Carletti, il processo è ancora in corso. Non dobbiamo dimenticare che altri imputati che sono ancora con dignità sotto processo. Si tratta di professionisti che molti di noi conoscono personalmente, donne e uomini per bene che si sono messi al servizio del bene comune proteggendo i bambini. Il processo ha sino ad ora dimostrato l’inconsistenza della tesi secondo la quale vi fosse un sistema degenerato dell’affidamento familiare, che resta invece una rete eccellente con la quale la nostra comunità si prende cura dei più piccoli e di famiglie in difficoltà.

Sono trascorsi anni terribili per i nostri servizi sociali e per la rete di sostegno ad essa collegata, ma il vento sta finalmente cambiando. Pur con il rispetto dovuto al lavoro del Tribunale, questo è il tempo della ricostruzione. Non perché il lavoro dei servizi sia venuto meno in questi anni, ma perché occorre ricostruire quella complessa e delicata trama di fiducia che mette nelle condizioni l’intera comunità di garantire a tutti noi un presente e un futuro sicuro, con la certezza che la nostra voce, quella dei nostri bambini, anche quando sarà incerta e sottile troverà qualcuno sufficientemente vicino e attento per saperla ascoltare. 

Nessuno è esente da errori o imprecisioni, soprattutto quando ci si occupa di questioni così complesse e delicate come la sofferenza più intima delle persone. Eppure c’è qualcosa in noi che ci chiede con urgenza di soccorrere e proteggere i più piccoli, i più fragili, quando cercano una mano amica. Quella voce va ascoltata perchè deve restare più forte e resistente della paura di sbagliare.

Ascoltare e fidarsi di quella voce è ciò che qualcuno chiama buona politica.

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