Assistenti sociali, famiglie, educatori, medici, medici pediatri, volontari, insegnanti, consulenti, psicologi, psicoterapeuti, comunità di accoglienza, cittadini, insieme per ascoltare e proteggere i bambini.
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C’è un’emergenza invisibile che riguarda i bambini, persone che invece avrebbero necessità di maggior ascolto, cura e protezione da parte della nostra comunità.
Il ‘Caso Bibbiano’, purtroppo, ha già mietuto vittime. E le vittime sono prima di tutto loro. I minori.
Gettando ombre e sospetti su servizi e famiglie, la macchina del fango (social e media) si è accanita contro gli educatori, i volontari, gli assistenti sociali, gli insegnanti, le famiglie affidatarie, le figure educative che operano intorno ai minori, inducendo molti di loro a pensare che proteggere i minori fosse troppo rischioso, o addirittura sgradito, e non un servizio essenziale per la nostra comunità.
Tutto ciò ha reso più indifesi i minori e più fragile la nostra comunità.
Dal 2019 in poi è aumentata esponenzialmente la difficoltà dei servizi nell’attività di protezione dei minori. Da sempre i servizi sociali svolgono funzione di sostegno e numerosi interventi preventivi sul territorio, ma, nonostante ciò, occorre prender atto che vi sono anche famiglie fortemente maltrattanti o abusanti: in questi casi i servizi hanno il dovere di intervenire per mettere in sicurezza i minori.
Anche a fronte di episodi acclarati di violenze – segnalate da scuola, Polizia, Carabinieri, Pronto Soccorso, medici pediatri – sono calate verticalmente le disponibilità delle famiglie a prendere in affido i minori in difficoltà. Tale accoglienza è particolarmente preziosa per i bambini in tenera età.
Gli operatori, i genitori affidatari, gli insegnanti, sono spesso a rischio di minacce da parte di cittadini e genitori che, forti della vicenda di Bibbiano, aggrediscono verbalmente o sui social chi si occupa di gestire al meglio situazioni di minori in difficoltà.
Sono così anche lievitati i costi per la collettività. Senza famiglie affidatarie, il servizio di accoglienza dei minori viene svolto dalle case famiglie, dalle comunità familiari e dalle comunità educative. In particolare, le comunità educative sono luoghi di accoglienza, cura e protezione autorizzati dalla Regione, con funzionamento a turni che ne aumentano i costi di gestione. Comunità educative che, oltre a dover accogliere anche i bambini in tenera età, per i quali sarebbe più adeguata una risorsa famigliare, costano fino a sei volte di più di quanto non sia il rimborso per una famiglia affidataria che accoglie un minore.
Anche gli operatori delle case famiglie, delle comunità familiari e delle comunità educative sono stati messi costantemente in discussione e in forte difficoltà, rischiando maltrattamenti, discredito per il loro operato, fomentati dall’ignoranza insensibile della gogna mediatica che ha speculato su tutto il sistema di prevenzione, sostegno, supporto e protezione.
Le nostre comunità hanno invece bisogno di assistenti sociali che ci credano e che siano tutelati, di insegnanti che continuino senza paura a segnalare i sospetti casi di violenza, di personale educativo sensibile, di un pronto soccorso efficiente e attento, di pediatri coraggiosi, di psicologi, di comunità di accoglienza che sappiano coniugare professionalità e amore.
Abbiamo bisogno di una comunità intera che sappia mettere il bene del minore al primo posto.
Il sistema dei servizi di protezione dei minori è assolutamente necessario e non è accettabile che la slavina mediatica, alimentata per ragioni meramente strumentali, li indebolisca o li faccia sentire sotto accusa.
L’affido e le altre tipologie di accoglienza sono a supporto anche alle famiglie di origine. L’affidamento è infatti uno strumento temporaneo che permette ai genitori di essere sostenuti per poter superare momenti particolarmente difficili.
Attraverso un attento sostegno, laddove sia possibile, ci sono famiglie che aiutano famiglie, un’azione civica che in questi ultimi quattro anni è stata ingiustamente umiliata.
Non smetteremo mai di ricordare che tutte le azioni di protezione e di sostegno sono sempre decretate dai Tribunali Civili e Minorili, nel prioritario interesse del minore e per il sostegno alla famiglia di origine.
I minori hanno bisogno di questi servizi fondamentali perché:
- non sono ‘proprietà’ dei genitori che li hanno messi al mondo
- purtroppo, esistono anche genitori che non riescono a svolgere il loro importantissimo ruolo, anche solo temporaneamente.
Per questi motivi non smetteremo di impegnarci ogni giorno per la sicurezza e il benessere dei bambini, la qualità della democrazia, la possibilità di costruire insieme un futuro migliore per tutti.
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